Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica.

Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra.

Nel senso che la combattono e la temono.

Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.

Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd.

Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi.

E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così.

Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.

Del resto, nel 1992 ci fu il duello tra Napolitano e Rodotà sulla presidenza della Camera, che assomiglia moltissimo alla partita attuale.

Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra allora come oggi non se lo potevano permettere, evidentemente.

E non si potevano permettere Romano Prodi, nonostante fosse il più titolato tra i candidati e quello che avrebbe potuto evitare che il centrosinistra si dividesse.

Ora potremmo avere un presidente come lui e un premier come Fabrizio Barca e invece avremo Monti all’economia e magari Alfano a fare il vicepremier.

Perdendo Sel, per altro, il Pd sarà azionista di minoranza del nuovo governissimo (il Pdl avrà più peso elettorale, anche se sembra non averlo notato nessuno) e così il rovesciamento sarà completo.

A chi mi chiede come vorrei che fosse il Pd, rispondo così.

Che vorrei che quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra si levassero di torno, una volta per tutte. Che non è una rottamazione, ma una rivoluzione.

Che non lo vorrei spacchettato in due o tre pezzi, ma che lo terrei unito, su basi diverse, persone diverse, parole diverse.

Che chiederei a tutti quelli che se ne stanno andando di rientrare di corsa, perché possono diventare protagonisti della nuova stagione almeno quanto ora lo sono quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra.

Che non accadrà mai più che chi ha perso le elezioni rimanga a dettare legge dopo le elezioni, dicendo di voler salvare il Paese ma in realtà salvando solo se stesso.

Perché il 24 e 25 febbraio, le elezioni le hanno perse i partiti maggiori per colpa delle loro incertezze, le ha perse l’«operazione Monti» e tutti quelli che vi avevano partecipato, le hanno perse quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra, perché il M5S è nato per colpa loro.

E adesso quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra sono i più sollevati (qualcuno non riesce a celare un vero e proprio entusiasmo). Molti altri, invece, sono fuori dalla grazia di dio. O, semplicemente, fuori dal Pd.

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