Ho letto l’intervista di Fabrizio Barca su l’Unità, oggi, e sono d’accordo con lui su quello che dice e scrive a proposito del Pd: faccio anzi notare che, senza averne discusso, dico più o meno le stesse cose in un’analoga intervista allo stesso giornale.

Aggiungerei due cose: non si deve fare un partito a sinistra del Pd, bisogna occupare diversamente lo spazio che il Pd ha occupato (male) negli ultimi tempi. Mi verrebbe da dire che ci vuole un secondo Pd al posto dell’attuale, ma qualcuno potrebbe rispondere: di Pd ce ne basta uno (per sdrammatizzare).

Il punto è però quello di chiarirsi una volta per tutte.

Tra il sorriso di Berlusconi e la piazza che non capisce più il Palazzo, lì in mezzo c’è lo spazio per una iniziativa politica completamente diversa. Diversa per le modalità con cui impostare il confronto, diversa nel modo di concepire il dialogo con i propri elettori, diversa nel linguaggio che usa e nel modo di rappresentarsi, diversa per cultura politica e per cultura di governo.

Ancora una volta, e lo dico per quelli che mi danno del deficiente perché ho provato a capire se era possibile costruire un confronto con il M5S (sono quelli che preferiscono il confronto con Berlusconi, da vent’anni a questa parte), non si tratta di inseguire il M5S. Anche perché queste cose non le diciamo da ora, ma da prima che il M5S ci fosse. E se ci avessero ascoltato, con tutta probabilità, non dico che non ci sarebbe stato, ma il fenomeno non avrebbe assunto quelle proporzioni.

A loro e a tutti dico una cosa che forse non sono riusciti ad apprezzare: la questione non è limitata agli elettori di Grillo, ma anche ai nostri. Che non ci capiscono da un po’, e da ieri ci capiscono un po’ meno e, in alcuni casi, per niente. Gli altri stanno già tornando a votare Berlusconi. Che infatti sorride.

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