La discussione sul Colle nasce sotto i peggiori auspici. C’è chi lo chiede per sé, chi invoca un moderato, chi vuole un nome nuovissimo, talmente alieno dalla politica che, appunto, sarebbe meglio un alieno (forse Gurb è disponibile).

E invece, leggendo i commenti degli ultimi giorni, mi rendo conto che il Colle è più in alto di queste miserie di parte e di partito, che ci vuole una figura che sia al di sopra delle parti e nella parte.

Siccome per ora è l’unica cosa che dobbiamo fare in quanto parlamentari-precari-con-baby-sitter (come dice Onida), è il caso di pensarci bene e di seguire logiche non solo al di sopra di ogni inciucio, ma anche al di sopra di ogni convenienza.

Con un’avvertenza: quando le legislature sono alla fine, come è capitato nella precedente, tutti pensano alla propria bottega, tanto che diventa difficile fare la legge elettorale, per esempio, tanto che pure le figure super partes come Monti hanno cambiato pelle, candidandosi e togliendosi l’abito di arbiter (elegantiarum e non solo). La cosa surreale dell’attuale, la diciassettesima (le battute si sprecano), è che sembra essere già finita: quindi, assume di sé le sfortune di una legislatura che inizia nella confusione più totale del risultato elettorale e dell’esito della precedente e, nello stesso tempo, sente su di sé il peso della fine. Con le conseguenze che abbiamo visto solo qualche mese fa.

Se si vuole rompere lo schema, l’elezione del Presidente della Repubblica può essere un’occasione storica. E irripetibile. Di questi tempi, l’unica.

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