Nessun nome, dicono i rappresentanti del M5S. I retroscenisti sostengono che i nomi sono girati, invece, ma non importa: quello che si dice in pubblico conta o dovrebbe contare, nell’epoca dello streaming, no?

Quindi, né rosa, né nomi. L’ipotesi più plausibile, se gli elementi rimarranno questi, è che si vada al voto il più presto possibile, con una transizione velocissima.

Ora tocca a Napolitano: l’ipotesi del Piano C, che abbiamo discusso qui, a questo punto, sarebbe sorprendente. E temo non ci si possa fare molto affidamento, per usare un eufemismo.

Aspettiamo ancora tre ore e poi, come sempre, ne discuteremo.

Due precisazioni: a chi dice che si deve fare una nuova legge elettorale, rispondo che non posso non essere d’accordo, ma che la vedo difficilissima, in questa situazione.

E a chi dice che è stato sbagliato provare a costruire qualcosa con il M5S, rispondo: sì e no, perché dal mio punto di vista, con il risultato delle elezioni, non avevamo molte alternative. E lo so che non aumenta il proprio potere contrattuale, fare così, ma in politica a volte si tenta la strada più difficile, proprio perché ci si crede. Perché si pensa che prevalga la possibilità di cambiare, anche mettendosi in gioco profondamente, come a noi è stato chiesto di fare.

Il cinismo è molto facile, in questo Paese. Il cambiamento è un’altra cosa. Ed è per quello che non si vede mai.

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