Fumata nera al Colle, Bersani congelato per 24 ore, qualcuno dice malignamente per sempre.

Napolitano riprende in mano la spedizione e cerca di condurla in porto: anche se non è poi così facile.

Perché se il Pd ha detto no al Pdl con Bersani premier, difficilmente potrà dire sì al Pdl senza Bersani premier. Siamo abituati a vederne di tutti i colori e tipi, ma sarebbe una contraddizione clamorosa.

Del resto, Bersani lo ha ripetuto: il Pd pensa che il governo possa esserci se c’è un messaggio di cambiamento. Altrimenti, dopo un anno di Monti, con gli esiti elettorali che conosciamo e quello che è accaduto in aula l’altro ieri, c’è poco da fare.

Napolitano cercherà qualcuno che possa avere un consenso più largo, in Parlamento, di quanto non possa avere Bersani. Stasera sapremo se c’è e se ha i voti sulla carta, quelli che lo stesso Napolitano ha chiesto a Bersani prima di conferirgli un incarico pieno.

La mossa più attesa è quella del M5S, che finalmente ha deciso di fare il nome, quello che molti chiedevano da giorni e giorni. Per non sbagliare, di nomi il M5S ne farà più d’uno. Una rosa. Che fa tanto Prima Repubblica, ma che ci volete fare.

Se intorno a uno di quei nomi potrà esserci la convergenza del Pd, bene. Altrimenti, anche loro, come tanti, saranno arrivati tardi.

Insomma, le elezioni si avvicinano, in ogni caso. C’è chi dice giugno e chi ottobre, come se le due soluzioni fossero poi così lontane. Il governo durerebbe, in un caso, per un mese, e non avrebbe molto senso, nell’altro, durerebbe tre mesi. E l’incertezza nella quale nascerebbe non fa certo pensare a una partenza a razzo, né a grandi risultati.

Perché ci sarebbe voluto un governo politico, con un programma definito ma ambizioso. Senza il programma, senza la sua definizione e senza alcuna ambizione, un governo è meglio farlo fare a chi vincerà le prossime elezioni.

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