La missione impossibile di Bersani-Livingstone è appena iniziata e già si rincorrono le voci.

Mentre Renzi dice che Berlusconi è un interlocutore con cui è difficile non confrontarsi, arrivati a questo punto, i suoi insistono: bisogna parlare con il Pdl. La carovana dovrebbe essere breve, solo per la legge elettorale. Poi al voto, in autunno. Con un nuovo esploratore (sottinteso).

Calderoli fa sapere a Livingstone che le piccole ma decisive tribù dei padani sarebbero disposte a uscire dall’aula, lungo la parete Nord, per evitare di tornare al voto subito.

I bollettini delle Indie di Stampa e Secolo XIX parlano di venti senatori del M5S pronti a dare la fiducia. Livingstone si cimenterebbe così con il fenomeno del nomadismo d’aula, ben noto fin dall’antichità (correva l’anno 1998). In pochi, però, ci credono: a sentire i bene informati, lungo la via della Seta i movimentisti non perderebbero di vista le cinque stelle e proseguirebbero per la loro strada.

Nelle retrovie della spedizione guidata dall’esploratore di Bettola, qualcuno propone di cambiare strada, ammiccando verso i Monti, altri parlano di una «convenzione» per le riforme presieduta da Dario Franceschini, che rappresenterebbe il côté costituente del Governo Bersani.

Nella steppa, la sera, si accendono fuochi di speranza e si continua a sognare.

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