Per la campagna #nonsoloprimarie e per qualche #buonalettura nei giorni di Natale, consiglio La fine del mondo. Guida per apocalittici perplessi di Telmo Pievani (Il Mulino). Un lungo viaggio attraverso profezie, disastri imminenti, incombenti catastrofi, nemesi (e paradossi), apocalissi, alieni che stanno sempre per arrivare, pandemie e paure collettive, glaciazioni, asteroidi e minacce di ogni tipo, con un approccio razionale e alla portata di tutti i lettori.

Al centro del racconto, come sempre, l’uomo, che mentre si angoscia per quello che potrà accadere al ‘suo’ mondo e si preoccupa per la sua fine profetizzata qualche secolo fa, non si rende conto dei danni che sta provocando al mondo intero, oggi, ogni minuto che passa (Pievani parla, a proposito dell’uomo, come di un «produttore “innaturale” di catastrofi», una «specie catastrofica», per capirci). E per di più continua a osservare il cosmo come se fosse solo casa sua, in virtù di un certo qual antropocentrismo che non passa e probabilmente non passerà mai.

La morale è che quando finisce un mondo, in ogni caso, ne inizia un altro. Da una glaciazione, può nascere la vita (anzi, più precisamente, come scrive Pievani, «dal più grande disgelo della storia nacque la complessità della vita»). E di questo ci dovremmo soprattutto occupare: delle generazioni che si susseguono sulla scena del mondo, senza dimenticare che il mondo è di quelle che verranno.

P.S.: chissà se domani sarà ancora in edicola il godibilissimo libello Profezie. Quando il mondo finisce, edito dal Corriere della Sera. Forse no, ma solo perché saranno andate esaurite (pardon, finite) le copie.

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