L’ultimo libro di Nunzia Penelope è un testo prezioso. Si intitola Ricchi e poveri e lo pubblica Ponte alle Grazie.

La frase del libro è quella che Penelope raccoglie in un autobus di Roma (il numero 160), da una conversazione tra due giovani donne. Una dice all’altra:

«Io non voglio più di quello che ho. Ma vorrei che gli altri non avessero così tanto. Vorrei che avessero il giusto».

La citazione, che chiude il libro, invece è dedicata ad Albert O. Hirschman, recentemente scomparso, e riguarda la teoria dell’«effetto tunnel».

Ipotizziamo che ci siano due corsie di auto affiancate in un tunnel, separate dalla doppia striscia bianca che indica il divieto di sorpasso. Un qualche ostacolo blocca lo scorrimento. I guidatori delle auto aspettano con calma che si sblocchi. Finché le due file sono ugualmente ferme tutto è tranquillo. Ma se una delle due inizia a scorrere, mentre l’altra resta ferma, l’atmosfera cambia. Nelle auto bloccate crescono nervosismo e irritazione, per quello stop protratto di cui non si comprende la ragione: perché loro camminano, e io no? Se la situazione di disparità prosegue oltre un certo termine, tra i guidatori discriminati ingiustamente scoccherà la rivolta: e saranno portati a infrangere regole e codici, superando la doppia striscia bianca per spostarsi sulla corsia che marcia spedita verso la fine del tunnel.
E, dunque, la sola domanda da porsi, oggi, è: quanto tempo ancora resta prima che la ragazza del bus numero 160, e tutti gli altri come lei, decidano di superare la linea bianca?

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