Giuseppe e Maria si recarono al seggio, dopo un lungo viaggio, ma furono respinti, perché non erano ancora stati censiti.

I tre Re Magi arrivarono con qualche giorno di ritardo, perché facevano parte del listino bloccato, in virtù della loro competenza, nota fino agli estremi lembi dell’orbe.

I pastori salutarono festanti i candidati giunti da ogni confine, assicurandosi che rappresentassero almeno il 5% dei membri della loro tribù.

Si voterà il 29 dicembre (o, in alcuni casi, il 30 dicembre), e non c’è stato verso di cambiare la data, sulla base della proposta di riduzione dei giorni per la presentazione delle liste (che potevano essere ridotti, esattamente come è stato ridotto il numero di firme da presentare, che se ci pensate è ben più significativa, come cosa).

Non si riaprirà l’albo degli elettori: alle richieste di chiarimenti, non è stato risposto. Il pensiero è che qualcuno lo possa inquinare, l’albo, e il risultato. Stesso discorso per il voto online: non è mai stato sperimentato, e in pochi giorni (vedi sopra) non c’è tempo di attrezzarsi. Così si dice.

La quota bloccata a disposizione del segretario e della direzione è di circa il 20% degli eletti, in caso di vittoria del Pd (in caso di sconfitta sarebbe ancora più significativa). E poteva essere di certo più contenuta.

Fin qui le brutte notizie.

Quelle buone ci dicono che le primarie per i parlamentari si fanno. E non era affatto scontato. Anzi, era scontato il contrario, fino a qualche giorno fa.

Che se prima il 100% della lista era bloccata, ora l’80% (circa) è a disposizione degli elettori.

Che la quota di riequilibrio di genere è stata elevata, dal 33% che era stato inizialmente previsto al 40% a cui si è giunti alla fine della discussione.

Che ci si potrà presentare con il 5% delle firme degli iscritti, ma le direzioni regionali potranno abbassare questa quota (si è parlato del 3%) e le direzioni provinciali – se sarà d’accordo una maggioranza significativa dei loro componenti – potranno anche candidare chi non ha modo di raccogliere firme tra gli iscritti, perché viene «da fuori».

Che l’albo sarà a disposizione di tutti, e che sarà assicurata la massima trasparenza e la maggiore visibilità possibile a chi si presenta alla selezione attraverso le primarie.

Che i derogati che erano una trentina all’inizio di questa discussione, si sono ridotti a dieci. E dovranno fare le primarie. E sarà interessante, seguire le campagne elettorali di chi ha chiesto la deroga per fare il quinto o sesto mandato. Molto.

Che il fatto che i parlamentari uscenti non debbano raccogliere le firme è un bene, perché se avessero dovuto raccoglierle, avrebbero prosciugato il bacino di potenziali firmatari per gli outsider.

Che la qualità delle figure indicate nella parte bloccata della lista dovrà essere notevole, perché l’attenzione sarà giustamente molto alta e ogni scelta molto impegnativa.

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