Ed eccoci arrivati a parlare di sanità. Finora lo abbiamo fatto solo indirettamente, ma è ovvio che sia il cuore della proposta politica di chi si candida a governare diciotto anni dopo la prima vittoria di Formigoni in Lombardia (correva l’anno 1995).

Al centro della proposta politica della Prossima Lombardia, non possono non esserci: un chiaro e profondo ripensamento delle modalità di nomina dei manager: alla discrezionalità (per non dire, all’arbitrio) della politica, si sostituirà una logica meritocratica, attraverso il ricorso a sedi di valutazioni terze e indipendenti; una riorganizzazione della distribuzione dei servizi ospedalieri, come il Pd la sostiene da tempo. Una nuova organizzazione che preveda la concentrazione delle aree specialistiche a fronte di una migliore diffusione del servizio per gli interventi più semplici e i trattamenti di media e bassa complessità; un nuovo equilibrio tra pubblico e privato. Non solo in termini di controlli e di valutazioni. Perché la famosa «libertà di scelta», lo slogan formigoniano forse più celebre, si è attagliata più agli operatori privati che ai cittadini a cui erano destinati i servizi sanitari; l’aumento della fascia di esenzione dal pagamento dei ticket, con una gradualità per tutte le altre fasce che sia basata sul reddito.

Entrando nel dettaglio, ecco alcuni obiettivi per la prossima legislatura:

Attivare un efficace fedele ed affidabile sistema di monitoraggio online per il cittadino, che renda pubblici, anche giorno per giorno:

a. i tempi di attesa presso tutte le strutture pubbliche e private sul territorio, per tutte le prestazioni ivi erogate, sia in regime di SSN che in regime di solvenza;

b. le recidive e le complicanze, riscontrate in ciascuna struttura pubblica e privata, per tutti gli interventi e prestazioni, nella consapevolezza che occorre avere il coraggio di evidenziare le pratiche di minore qualità, i ritardi, gli errori e gli sprechi e al contempo di valorizzare i gruppi di lavoro che producono l’eccellenza, per consentire all’utenza di canalizzarsi verso le realtà più virtuose (interessante, come riferimento, il progetto Pazienti.it).

Riequilibrare il rapporto tra strutture pubbliche e private in regime di accreditamento, evitando che le strutture private possano continuare di fatto a scegliere “fior da fiore” le prestazioni più remunerative e profittevoli, lasciando spesso alle strutture pubbliche l’onere di sostenere le prestazioni prevalentemente caratterizzate da minor valore aggiunto e quindi meno ‘vantaggiose’. Deve essere attivato un reale e puntuale sistema di controllo sulle prestazioni effettivamente erogate, isolando i comportamenti opportunistici o inappropriati, nella consapevolezza che molti degli strumenti normativi necessari a tale scopo sono già in vigore, anche se spesso non sono stati validamente attivati.

Tendere sempre verso la miglior qualità, pur riorganizzando la distribuzione dei servizi ospedalieri, ed eliminando inutili duplicazioni. A tal fine sarà tendenzialmente valorizzato il modello organizzativo cosiddetto hub & spoke (immaginate il mozzo e i raggi della ruota di una bicicletta) nei servizi sanitari, caratterizzato dalla concentrazione dell’assistenza ad elevata complessità in centri di eccellenza (centri hub) supportati da una rete di servizi (centri spoke), cui compete la selezione dei pazienti e il loro invio ai centri di riferimento quando viene superata una determinata soglia di gravità clinico-assistenziale. Il modello di qualità di riferimento deve essere quello delle Regioni socialmente più evolute in Europa.

Migliorare la sensibilità e l’attenzione verso i soggetti affetti da patologie croniche (anziani, disabili, lungodegenti), attivando un dialogo operoso con le famiglie, anche utilizzando le strutture e le dotazioni delle organizzazioni non profit presenti sul territorio.

Promuovere la nascita e la diffusione di programmi di prevenzione primaria delle patologie più diffuse, in tutte le fasce di età.

Monitorare la destinazione e l’effettivo utilizzo delle risorse destinate dalla Regione per finalità di ricerca.

Evitare che i lavoratori occupati nelle strutture private accreditate siano gestiti come ostaggi da parte della proprietà, che spesso dimostra di usarli solo per conservare le posizioni acquisite. In questo tempo infelice di spending review nella sanità, la riduzione dei trasferimenti alle strutture private accreditate sta provocando inaccettabili situazioni di stress e di grave tensione emotiva sui lavoratori e le loro famiglie, con riguardo al loro futuro lavorativo. Per ovviare a tale situazione senza rinunciare alla necessaria rimodulazione della quantità e qualità delle prestazioni accreditate con le strutture private, occorrerà approntare e promuovere strumenti anche normativi che agevolino il passaggio di lavoratori – su base per quanto possibile volontaria – da una struttura all’altra, anche pubblica.

Individuare nuovi percorsi formativi, nei riguardi di tutto il personale del comparto sanitario, che tendano ad una preparazione arricchita di elementi multifunzionali ed interdisciplinari, nella consapevolezza che le maggiori professionalità rinvenienti saranno la miglior protezione contro l’esodo forzato dal mondo del lavoro, e che nel contempo risulteranno di maggior utilità per le stesse strutture sanitarie pubbliche e private.

Da ultimo, fare in modo che la sanità lombarda non sia amministrata e gestita da una componente soltanto, che sia politica o religiosa o tutte e due le cose insieme, poca importa. Perché chissà perché, ma della presenza soverchiante di Comunione e Liberazione si fa così fatica a parlarne. Anche nel centrosinistra.

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