Un grande dibattito pubblico sul ripensamento dei bandi, dei sussidi e dei contributi a livello regionale, è quello che ci vuole per rendere la Lombardia la Regione della concorrenza leale (che in un sistema dinamico e competitivo, nel senso buono del termine, è da associare direttamente all’uguaglianza di trattamento da riservare ai cittadini e alle imprese).

Un’opera colossale, forse la più importante sotto il profilo politico e amministrativo, che riguardi tutta la macchina regionale. Dai finanziamenti alla scuola, per capirci, che hanno penalizzato in modo dichiarato la scuola pubblica e il diritto allo studio e che sono stati solo parzialmente corretti negli ultimi tempi; ai bandi a sportello e ai fondi di rotazione che devono essere profondamente ripensati, per essere costantemente valutati all’inizio e alla fine del finanziamento erogato e perché portino ai risultati dichiarati, e non al sostegno di iniziative purché siano; alle convenzioni con il privato nel mondo socio-assistenziale e sanitario, la partita più consistente sotto il profilo quantitativo ed economico.

La prossima campagna elettorale e soprattutto la prossima legislatura dovranno affrontare questo tema, perché negli ultimi anni – oltre ai casi conclamati di corruzione – si sono registrati meccanismi di tipo clientelare, oltretutto istituzionalizzati, di cui parlammo già nel Libro grigio e che devono essere superati, grazie al confronto aperto con le categorie e al riferimento a precisi indicatori di risultato e di prestazione.

Ciò vale, da ultimo, anche per le società partecipate dalla Regione o sua diretta emanazione: semplificare il panorama, cambiare in alcuni casi il profilo stesso dell’ente (penso a Lombardia Informatica, che ha più di settecento dipendenti), verificare con rigore ed equità quanto è stato fatto, per fare meglio.

Senza pregiudizi ideologici e senza caccia alle streghe (di pregiudizi ideologici e di caccia anche alle streghe la Lombardia ha vissuto fino a ieri, purtroppo), ma con un’azione volta sempre a favorire i promettenti e non i conoscenti, come ripetiamo da tempo. E che dia conto del proprio operato, giorno dopo giorno.

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