Si preser per mano, e se le diedero di santa ragione.

L’aspetto per me è più affascinante dei preliminari delle primarie è che «giovane» (soprattutto) ma un po’ anche «vecchio» siano diventati insulti, nel politichese democratico dei giornali. Che per un partito di centrosinistra non è male, come cosa. Per abbracciare tutto l’elettorato, s’intende.

Il punto, come ripetiamo da un secolo, ormai, perché anche i giovani invecchiano, non è l’anagrafe, ma l’anzianità di servizio. E il tempo che si è passato al potere, e l’usura che si incontra, dopo qualche legislatura. E soprattutto l’apertura e la contendibilità del campo: la sfida che si può aprire, insomma, non le dichiarazioni di chiusura nei confronti di questo o di quell’altro.

Una campagna che inizia con l’equazione «giovane uguale inadatto» è la cosa più folle, per un partito di sinistra, che si sia mai sentita: è la lapide non solo sul rinnovamento all’interno del Pd, ma sulla società italiana.

Del resto, una campagna che si basa sulla vecchiezza come elemento di debolezza e di declino è un’altra cosa da rettificare alla svelta e una volta per tutte: perché anche una campagna elettorale che inizia con provocazioni sui «nonni» e sui «vecchi» non so dove ci porterà: siamo un paese molto anziano e sappiamo che il tema dell’«età che avanza» è un tema politico come pochi altri.

Faccio una proposta: parliamo della proposta? Poi ognuno valuterà il grado di credibilità di chi la esprime e di chi la formula. Dividiamoci su questo, che secondo me alla lunga diventa anche appassionante. E magari si capisce pure qualcosa.

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