Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria, ricordate?

Poi c’è stato un congresso, in cui si è spiegato che la vocazione non doveva essere maggioritaria, ma una vocazione di centrosinistra e di alleanze.

Poi c’è stata la vocazione di costruire un’alleanza di centrosinistra che, una volta consolidata, guardasse al centro, dove la vocazione è moderata.

Poi ancora c’è stata la vocazione del governo di unità nazionale.

Poi c’è stata (e c’è ancora) la vocazione proporzionalistica, alla tedesca (il Beruf?).

Poi è sembrato per un momento che tornasse la vocazione alle primarie, aperte e libere.

Poi è tornato Casini, da un lungo esilio, e allora è tornata la vocazione moderata, ma senza centrosinistra.

Poi è tornata la vocazione che punta all’attendismo e che rinvia le decisioni.

Infine si sono affermate le voci di chi parla di vocazione a ripetere, con Monti dopo Monti (la corrente alpinistica del Pd).

A me dispiace, ma mi pare che con una vocazione così sia un po’ complicato difendere il Pd. Che i messaggi siano troppo confusi e incerti (volutamente confusi e volutamente incerti) per risvegliare quella passione politica e quella fiducia che oggi mancano in tanti elettori, quasi tutti, se è vero che il sistema dei partiti raccoglie percentuali minime di gradimento presso i cittadini.

In una declinazione perfetta della crisi economica, è la crisi di vocazione quella che dovremmo indagare. E farlo in fretta. Perché l’anno scorso non eravamo pronti al voto, così si diceva (vocazione di e al Palazzo). Ma anche oggi non mi pare che si abbiano le idee chiare, prima di tutto su noi stessi. E non solo sulla politica, ma anche su ciò che c’è da fare per il Paese.

Perché la vocazione a una sinistra molto tradizionale, frequentata da molti esponenti di punta del Pd, in realtà si rovescia nel suo contrario, non appena c’è da votare in Parlamento. E il gioco delle parti tra segretario e responsabile economico, in cui si confrontano la vocazione al governo e quella anti-governista, sta iniziando a mostrare la corda.

Ecco, di questo si dovrebbe parlare, la prossima settimana. Ritrovando una misura, una forma e un profilo. Una vocazione, insomma. Proprio quella che manca.

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