Molti in questi giorni mi scrivono. Torna insieme a Renzi, con i toni che usarono Elio e le Storie Tese nei riguardi dei Litfiba. Altri mi invitano a rilanciare gli antichi «piombini», che nel frattempo sono un po’ invecchiati. Altri ancora a immaginare un patto generazionale perché non se ne può più dei «soliti» (i dati elettorali lo dimostrerebbero, «a loro insaputa», maligna qualcuno).

Per dare il mio contributo alla causa (i miei two cents), allora, ho pensato di mettere a disposizione il mio piccolo libro, ‘offrendolo’ a tutti quelli che ho incontrato in questi anni, con cui ho condiviso una parte del percorso politico all’interno del Pd, nelle piazze e per le strade d’Italia.

Un libro in regalo agli amici e ai compagni di viaggio, perché rispondano alle dieci ‘cose’, aggiungendone altre o correggendo quelle che sottopongo al loro giudizio, per poi raccoglierle tutte quante in un testo che nelle intenzioni potrebbe diventare un programma politico ed elettorale condiviso ed essere messo a disposizione sulla rete in vista delle prossime politiche (che sono sempre più prossime, tra l’altro).

Un piccolo libro in regalo, a cominciare da Ivan Scalfarotto, con cui siamo partiti, a Marco Simoni, che sta a Londra, e ne ha appena scritto uno molto bello, di libro, che si chiama Senza alibi (senza sapere che il mio libro inizia proprio così).

Partendo da Debora Serracchiani, con cui abbiamo riempito quella piazza bolognese di partiti e movimenti, per arrivare allo stesso Matteo Renzi, anche perché io ho letto il suo (così facciamo pari).

E poi a Salvatore Vassallo, con cui abbiamo discusso a lungo di primarie e di riforma dei partiti. A Roberto Balzani, sindaco a Forlì, con cui mi trovo sempre in sintonia e che ha scritto un libretto favoloso sul suo lavoro di sindaco.

Ad Alessandra Moretti, che a Vicenza è vicesindaco, e a Cristiana Alicata, esperta in missioni impossibili. A Ilda Curti, in giunta a Torino, tra urbanistica e stranieri. A Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio appena rieletto a furor di popolo. A Damiano Fermo, che a Verona non è stato eletto per un soffio. Ad Andrea Sarubbi, che se no ci leggiamo solo i tweet.

A Nicola Dall’Olio, che è arrivato secondo alle primarie di Parma (e incrociamo le dita, perché lì si scivola). Ad Antonio Decaro, che è un amministratore pugliese tra i migliori. A Massimo Canale, che è uno bravo, dove è la battaglia politica è più difficile (Reggio Calabria). Ad Anna Maria Angileri, che a Marsala la vogliono espellere dal partito perché voleva fare le primarie (pensa un po’).

Solo per fare alcuni nomi, perché ce ne sono tanti altri e non vorrei dimenticare nessuno.

Vi mando le ‘mie’ dieci cose, voi segnalate le ‘vostre’. E lavoriamo insieme, partendo dalle idee, e non solo dall’età. E non per scalare il Pd, che per quello ci sono i Congressi, ma per dire qualcosa al Paese. Se ci riusciamo. Al più presto.

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