Consiglio la lettura di Gian Enrico Rusconi, oggi, sulla Stampa. Soprattutto le ultime righe.

Il governo Monti dovrà accontentarsi per lungo tempo di un consenso freddo. Inconfrontabile con quello di cui ha goduto – quasi miracolosamente – nelle prime settimane della sua attività. D’altronde è irrealistico pensare che siano mobilitazioni di piazza a riscaldarlo. Non a caso, da quando è in carica, ci sono state soltanto mobilitazioni di segno antagonistico. Era inevitabile, data la durezza delle misure adottate.

È bene tenere presente questo quadro generale al di là della cronaca dei contatti di palazzo Chigi e il flusso costante di dichiarazioni e controdichiarazioni che riempiono lo spazio politico. In questo contesto ben venga il risveglio di settori sensibili della società civile che con le loro rivendicazioni siano in grado di contrastare e sostituirsi costruttivamente all’antipolitica. Ma per fare questo sono necessarie e urgenti nuove modalità di rapporto con i partiti tradizionali che, aggrappati al sistema mediatico che assicura loro una fittizia vitalità, rischiano di rimanere autoreferenziali.

A Bologna, con Il nostro tempo, provammo il confronto diretto tra Piazza e Palazzo. Qualcuno ci seguì, altri ci snobbarono. Forse è anche da quella modalità che è il caso di ripartire.

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