La lettera di Sem Galbiati, sindaco di Cavenago Brianza, al presidente del Consiglio. La richiesta è semplice: che tutti i Comuni italiani abbiano almeno 15 mila abitanti. Lo chiede un sindaco di un Comune che ne ha meno di 10 mila e che si dice pronto alle dimissioni, per raggiungere un obiettivo in cui crede.

Illustre Presidente,

con questa breve missiva le sottraggo pochi minuti del suo prezioso tempo con lo scopo di dare un contributo costruttivo all’opera di risanamento dei conti pubblici che sta compiendo.

Sono Sindaco di un paese Lombardo di circa 7000 abitanti che quotidianamente fa i conti con la difficoltà di garantire una vita dignitosa ai propri cittadini ottemperando agli obblighi imposti dal patto di stabilità.

Recentemente ho scritto a tutte le famiglie ed alle associazioni locali chiedendo per il 2012 nuovi sacrifici in vista della ripresa economica e sociale, proponendo anche uno sforzo di innovazione istituzionale che anche i Sindaci devono contemplare.

Allora mi chiedo e le chiedo, perché non pensare di alzare la sbarra della composizione dei Comuni Italiani a 15.000 abitanti, allo scopo di ottimizzare e specializzare i servizi erogati ai cittadini, favorendo così anche l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della gestione amministrativa?

Io erogo i medesimi servizi di un Comune medio grande, ma non avendo le medesime risorse economiche ed umane mi trovo a dover fare sforzi impegnativi a fronte di un’utenza ridotta. Un esempio: l’amministrazione comunale distrae risorse per formare agenti di Polizia Locale sulla normativa cantieristica ed annonaria, anche se l’attività reale per questi interventi consta di poche ore all’anno.

Per di più ormai parecchi amministratori, con slancio e generosità, offrono il loro tempo per sostituire le figure professionali che il comune non si può permettere, ma se è encomiabile che ciò avvenga in forma gratuita penso non si possa dubitare che questo debba costituire l’eccezione e non la regola in un procedimento amministrativo.

Io e parecchi Sindaci abbiamo già valutato l’ipotesi di gestire i servizi in convenzione, ma affinché non rimanga una proposta populista credo sia necessario dare a queste convenzioni una dignità costituzionale che risparmi ed ottimizzi non solo l’apparato tecnico ma anche quello politico.

Sono convinto che considerata l’evoluzione socio-economica del nostro paese e il malcontento della gente nessuno si possa sottrarre a disegni istituzionali innovativi.

Comprendo che questa proposta necessita di maggior approfondimento, ma le posso garantire che io a quarant’anni sarei pronto a cedere subito la mia fascia di Sindaco per raggiungere un obbiettivo importante per il bene dell’Italia.

Con i migliori auguri di buon lavoro.

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