Sono finora 70 gli interventi al post dedicato ad Equitalia. I contributi sono pervenuti da persone che la pensano anche molto diversamente tra loro, ma ci sono alcuni punti che ricorrono.

Il primo: immaginare una riforma fiscale con trattenute alla fonte anche nelle fatturazioni, con sistemi che richiamano la proposta del Fisco 2.0 avanzata da Prossima Italia (elementi principali: OpenData e centralizzazione delle fatture). C’è chi fa riferimento al modello francese, ad esempio. Senza una riforma complessiva del fisco, si fa notare da più parti, qualsiasi intervento sarebbe comunque parziale.

E poi: rivedere il regime degli interessi, consentire di compensare debiti e crediti verso lo Stato (che mi pare la cosa più forte), pretendere la puntualità dei pagamenti dallo Stato e non solo verso di esso (la domanda è: “perché lo Stato può permettersi di pagarti dopo molti mesi, e non tollera ritardi?”), rendere obbligatoria la vendita all’asta dei propri beni in proprio, come richiesto, per altro, da un emendamento di Giulio Calvisi (Pd).

Qualcuno poi fa notare che la possibilità di rateizzare è molto migliorata, negli ultimi anni, e che più di un mito accompagna l’attività di Equitalia. Che tutto sommato la sua accessibilità sul web è alta e che si può verificare in tempo reale la propria posizione debitoria e pagare online.

Altri chiedono che sia l’Agenzia delle Entrate a tornare a svolgere i compiti dati ad Equitalia (che è una SpA controllata da Agenzia delle Entrate e Inps, però).

Altri ancora si chiedono se sia possibile costituire una rete di Ombudsman fiscali a tutela dei contribuenti e la possibilità di accedere a un mercato secondario di negoziazione dei crediti esigibili, e qualcuno che pensa a un’Agenzia delle Uscite, che verifichi come sono spesi i nostri soldi e la congruità di spese e investimenti.

Il dibattito prosegue.

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