Pare che si sia chiarito più o meno tutto, rispetto alla manovra.

I cosiddetti tecnici e i cosiddetti politici (perché, in entrambi i casi, la sostanza è molto più complicata dell’etichetta con cui la si definisce) si sono trovati, hanno mediato quel poco che era possibile mediare e hanno partorito l’unica via di mezzo possibile tra la montagna e il topolino che consentisse di salvare l’Italia (speriamo).

Monti ieri ha avuto un moto di stizza nei confronti di quella che visibilmente considera un’aula sorda e grigia: i professori non servono, allora servono i politici, ha detto, in modo provocatorio, certamente, e però molto interessante per iniziare a discutere di quello che succederà dopo. E una conferma di quello che ripetiamo da tempo: ci fossero stati i ‘politici’, non ci sarebbe stato bisogno dei ‘tecnici’. E pensare che tutto si risolva in un governo tecnico (che non lo è) è un’illusione nemmeno tanto pia (e democratica).

La sfida dei prossimi tempi sarà proprio quella di ritrovare la politica ed essere conseguenti. Cercando di fare non solo le cose che nessuno tra i ‘politici’ è riuscito a fare negli ultimi anni (con qualche apprezzabile eccezione), ma anche le cose che il ‘tecnico’ Monti – un po’ per i limiti del suo governo, molto per i limiti del Parlamento con cui si confronta – non è riuscito a realizzare, almeno finora.

Il condizionamento di B, che tutti davano per morto (sbagliando), si è fatto sentire parecchio: dalle tv alla patrimoniale, ha influito moltissimo. E, a mio modesto avviso, ha contato anche la scelta di Monti di fare il ‘politico’ a sua volta e di puntare al 2013, senza affondare il colpo micidiale che molti di noi si aspettavano anche su altri settori (la mano pesante, per capirci, c’è stata solo sulle pensioni: negli altri ambiti gli interventi non sono certo paragonabili).

Non si dica, però, che Monti ha avuto poco tempo: più passano i giorni, più è evidente che l’operazione politica di cui stiamo parlando è iniziata molto tempo fa. E ha avuto una lunga rincorsa. E alcuni ministri hanno fatto un investimento forte, in questo governo, a cominciare da Passera, che ha grandi ambizioni (e che – come Profumo – dovrebbe risolvere la questione del conflitto d’interessi, almeno il proprio, se non intende o può affrontare quello degli altri).

La manovra sarà approvata in pochi giorni, com’era per altro già successo quest’estate, in un clima (e in un andazzo generale) già molto bipartisan. Per tutto il resto, la pausa natalizia, dopo l’emergenza autunnale, potrà consentire una riflessione più seria e più approfondita.

Così almeno mi auguro, per il Natale politico del 2011.

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