La Regione Lombardia ha deciso di chiudere. No, non è per via delle indagini. O delle firme. O della carriera del suo presidente, che ormai da anni scalpita per andare a Roma. Figuriamoci. Quelli mica sono argomenti.

La Regione ha deciso di chiudere perché ha passato tutti i suoi poteri a una sua ‘controllata’, che si chiama Infrastrutture Lombarde. Ora IL, che già si prende cura dei destini di mille cosette (ospedali, infrastrutture, ma anche della nuvola milionaria all’ultimo piano del Pirellone e della Villa Reale di Monza), si occuperà anche delle bonifiche, uno di quegli argomenti che hanno riempito le cronache locali degli ultimi anni. Ed erano nere, le cronache, per intenderci.

Anche in questo caso, come già nei precedenti, IL sarà stazione appaltante e la Regione le riconoscerà 2 milioni di euro per attivare la convenzione (bilancio 2011-2012). Per ogni intervento, poi, la Regione darà una commissione a IL e ovviamente pagherà anche (e in più) per attività progettuali, analisi, rilievi, indagini, proposte di riqualificazione, assistenza tecnica e specialistica, coordinamento della sicurezza, parcelle per collaudi, parcelle per responsabilità dei lavori, direzione lavori, spese di gara.

Tutto all’insegna del patto di riservatezza, previsto dall’articolo 14 della convenzione. Con buona pace, tra le altre cose, dell’accesso agli atti e del potere di controllo e di verifica da parte delle opposizioni e più in generale dell’aula. Outsourcing decisionale e politico totale, insomma, come è progressivamente accaduto in questi anni, all’insegna del famoso modello lombardo.

Una cosa è certa: la prossima volta non sarà più il caso di candidarsi per il Consiglio regionale, sarà necessario candidarsi per il consiglio di amministrazione di Infrastrutture Lombarde. Vuoi mettere?

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