Meno rottamatori, meno critici, più disponibili.

A me, sinceramente, pare che non le cose non stiano proprio così. Che le cose che abbiamo detto a Bologna siano molto simili a quelle che avevamo detto a Firenze, e prima ad Albinea, e poi a Milano, Napoli, Torino, Alessandria, Biella, Arcore…

A me pare, ma magari mi sbaglio, che i toni non fossero più cattivi, allora. Noi 'buoni' lo siamo sempre stati, potremmo dire. Anzi, probabilmente il nostro problema era (ed è) essere un po' pirla, soprattutto per come ci trattano alcuni commentatori e alcuni autorevoli esponenti della politica italiana. Perché non facciamo abbastanza notizia, non devastiamo le conferenze, parliamo di cose noiose. Ad esempio, di politica.

La verità è che in un anno è cambiato il mondo. Che le cose che dicevamo dei movimenti (stellati e non) si sono confermate, che l'entusiasmo delle amministrative e dei referendum abbia spazzato via molte incertezze, che la partecipazione dei cittadini sia stata la più bella novità degli ultimi anni, che il dibattito politico si sia inevitabilmente radicalizzato e che la crisi economica, con la sua esplosione, abbia fatto emergere l'inadeguatezza di una certa politica, da una parte, e, dall'altra, la necessità di prendere decisioni chiare e forti, come sono sempre state anche le proposte che avanzavamo.

Le cose che personalmente sostenevo lo scorso anno, esattamente un anno fa, le trovate qui. Potete verificare analogie e differenze.

Se intorno a noi è cambiato tutto, noi abbiamo, nel nostro piccolo, cercato di mantenere una certa qual coerenza, che alla fine è premio a se stessa. E questa sì è una cosa buona.

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