Bellissimo racconto fotografico della giornata di sabato, come l'hanno vissuta migliaia di noi, che in piazza c'eravamo.

La cosa per me più incredibile e stridente, che non so come tradurre in parole (le immagini sono molto più generose) è la distanza tra l'ironia (sì, l'ironia, chiave di lettura straordinaria in un momento come questo, protagonista assoluta, com'era già accaduto a Milano, in primavera) e la violenza. La luce di via Cavour, all'inizio del corteo, e la nebbia di via Labicana e di piazza San Giovanni, alla fine.

Così l'ho vissuta anch'io, quella giornata, e chi c'era insieme a me, in quello spezzone di giovani precari, speranzosi prima e spaventati poi.

Sulla maglietta avevo stampato un punto esclamativo, ma in quel corteo era consigliabile familiarizzare con le domande, cercarne il senso profondo, al di là degli slogan, e immaginare di poter rispondere.

So che tutto è più complesso di così, che ci sono black bloc e zone grigie (che vanno denunciate), che ci sono strategie che superano questa ingenuità, ma il contrasto è stato forte. E impietoso, per chi l'ha voluto commentare da lontano, senza avere cura di quello che c'era davvero, in piazza, a Roma, in quel sabato italiano che ricorderemo a lungo.

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