Samuele Agostini, su Facebook, si arrabbia. E ha parecchie ragioni. Perché ancora una volta – era già successo con l'acqua – il Pd, quasi dappertutto, ha raccolto le firme, le ha certificate, le ha spedite a Roma. Ma la legittima esultanza, in tv, oggi, era di altri, che rivendicavano – ripeto, legittimamente – l'aver promosso questa campagna.

Vorrei dirla così, senza acrimonia: è un peccato. E un elemento di debolezza del nostro partito che ci è continuamente rimproverato. Spero non se ne abbiano a male, gli strateghi, e che ci riflettano un po' su.

Il più grande Partito del Paese dovrebbe guidare questi processi, e se non è abbastanza bravo da anticiparli, da guidarli, almeno dovrebbe accorgersi di quel che succede in giro, e buttarsi a corpo morto, con tutti i suoi dirigenti e i suoi funzionari, a soffiare sul vento del cambiamento. Quel cambiamento che il Pd non ha saputo creare, ma almeno potrebbe dimostrare di saper riconoscere, e sostenere in tutti i modi.
 
Un mesetto fa, appena rientrato dalle vacanze, cucinavo e guardavo un dibattito su YouDemTV con Pippo Civati e Nico Stumpo (responsabile nazionale organizzazione Pd). Pippo diceva che il Pd doveva sostenere con tutte le sue forze il referendum, e Nico Stumpo rispondeva: «diamo ospitalità ma non mettiamo il cappello. Perché sia chiaro, se mancasse una firma alle 500.000 nessuno dovrà dire che è colpa del PD». Pippo, chiede, a bruciapelo: «Ma se la firma che manca alle 500.000 è quella di Bersani potremo ancora dire che non è colpa del PD?». Nico Stumpo rimane di sasso. Però non cambia niente. Ecco un mese dopo io chiedo: ora che le firme raccolte sono più di 1.200.000, e che più di metà di coloro che hanno firmato sono elettori PD, che più di metà delle firme sono state raccolte da militanti del Pd, più di metà delle firme raccolte sono state autenticate da consiglieri comunali e provinciali del Pd, chi darà invece i meriti al Pd? Chi riconoscerà il nostro lavoro? Il nostro responsabile dell'organizzazione non dovrebbe aver paura delle potenziali colpe del Pd, ma preoccuparsi che il Pd abbia meriti da rivendicare.
 
Sulle elezioni amministrative siamo arrivati in ritardo, abbiamo vinto quasi per caso. Sui referendum, mentre una parte del Pd (noi, i soliti…) chiedeva a gran voce di sostenerli il PD nicchiava e poi, una settimana prima del voto, stampava i manifesti con scritto: "4 Sì. Noi abbiamo le idee chiare". Ho visto i manifesti e ho pensato subito: "excusatio non petita, accusatio manifesta".
 
Ecco, ora sul referendum anti-porcellum la dirigenza del PD ha davvero esagerato. Come non capire che un referendum che cambia la legge elettorale è benedetto da tutto l'elettorato, che odia il Porcellum? Come non capire che questo referendum crea fibrillazioni in una maggioranza moribonda e apre la porta a elezioni anticipate? Come non capire che, anche se «un partito cambia le leggi in Parlamento», la spada di Damocle del referendum è condizione necessaria per far partire una discussione in parlamento?
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