In Consiglio regionale, ieri, la Lega tuonava. All'insegna della questione morale, facendo nomi, denunciando intrecci, gridando allo scandalo con voce stentorea. I consiglieri si sono prodotti in un avvincente processo contro il Pd. Una requisitoria politica e giudiziaria che contemplava elementi di rilevanza penale, passaggi maliziosi, dure reprimende.

Un'intemerata che è durata buona parte del pomeriggio, senza trovare alcuna sponda, sia detto per la cronaca, negli alleati del Pdl, che hanno alcuni problemini da risolvere, anche in quell'aula, prima di poter prendere parola. E problemini ne avrebbe anche la Lega, a livello locale, dove anche gli amministratori padani si sono dimostrati, in molti casi, molto meno onesti di quanto vorrebbero apparire.

Gli intoccabili leghisti del Pirellone, però, loro no, non hanno dubbi. Fuori dal Consiglio chi riceve un avviso di garanzia! Fuori chi faceva parte del sistema, e giù nomi, e cognomi, e indirizzi! Fuori dalla politica!

Peccato, però, che il martedì milanese (absit iniuria verbis) non corrisponda al mercoledì romano (con la maiuscola, in questo caso). Peccato che i toni del Consiglio regionale si affievoliscano già in stazione Centrale, prima ancora di prendere il treno diretto verso l'odiata (e per questo occupata da anni) Capitale.

Peccato, perché sarebbe stato bello sentire gli stessi termini adottati ieri, gli attacchi e le inchieste brandite contro gli avversari politici, anche oggi, in aula, di fronte alla richiesta di dimissioni del ministro Francesco Saverio Romano. Che fa parte di un governo in cui la Lega è seconda forza e che sarà salvato proprio dalla Lega che tuona in Lombardia. E tace a Roma. Chissà che quel famoso slogan delle origini, "lombardo paga e taci", non sia diventato un giudizio politico, alla fine di questi vent'anni di leghismo maggioritario e inconcludente.

Un consigliere parecchio maldestro, ieri, ha citato i nomi degli esponenti del Pd che hanno ricevuto avvisi di garanzia (in molti casi, senza che si sia arrivati ad un giudizio, nemmeno di primo grado), in un lungo e preciso elenco, che però sembra non poter essere replicato per i colleghi di maggioranza, né a Milano, né a Roma. Il cappio, evidentemente, si riesce ad annodare solo da destra verso sinistra.

Sono secoli che la Lega tuona, ma i lampi tardano a brillare. Anzi, è buio fitto. A quelle latitudini, nella notte in cui tutte le quote latte sono nere, si sente solo un gran rumore. Per nulla.

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