Ammazzando il tempo è il geniale titolo della geniale autobiografia di Paul Feyerabend, filosofo della scienza. In Italia, l'espressione assume tratti inquietanti.

Perché ci sono e ci fanno, tutte e due le cose insieme. Le parole hanno perso qualsiasi significato: Berlusconi può definire immorale Tremonti. La Lega, che mirava al riscatto della Padania, salva un Milanese. Anche le opposizioni non sono da meno: chi chiedeva ieri alla Lega di staccare la spina, oggi ironizza, sul Corriere, sul destino del Carroccio e lo addita come principale nemico da combattere. Chi sosteneva la necessità di un governo tecnico per affrontare la crisi, oggi parla solo di un «governo breve» che faccia solo la legge elettorale. Tanto domani si cambia idea un'altra volta.

Nessuno sembra notare che l'Italia è l'unico posto nel mondo in cui le opposizioni, di fronte a una crisi di governo, non chiedono il voto. Troppo pericoloso votare oggi o nel 2012: avvisate i francesi, gli spagnoli, i tedeschi. E gli americani, anche, che con tutti i guai che hanno, fanno addirittura le primarie. Vergogna.

Stanno ammazzando il tempo, ogni giorno: ogni giorno è negata l'autorizzazione a procedere, ma non per questo o quell'indagato, no, per tutto il Paese.

Tutto è flatus vocis e tutto è reversibile: la casta non fa nulla per diventare casta? Si tratta del complotto dei poteri forti contro la classe politica. C'è un problema di ricambio generazionale? Guardate quanti anni ha Napolitano (che per altro invoca il ricambio generazionale). C'è un'emergenza democratica? Non è il momento di scioperare. C'è un'opposizione da organizzare? Guai a farsi foto insieme. Piuttosto una grande manifestazione per ciascuno, magari a novembre.

E allora andiamo avanti così, tanto ci siamo abituati. E a un presidente che vuol fermare il tempo corrisponde un tempo che si è fermato per tutti noi:

Potrà sembrare strano, ma l'Italia prima di lui, o senza di lui, per me non è mai esistita. La giovinezza di una generazione ha coinciso con lui. E non c'è più tempo.
Il primo bacio, ricordo di averlo dato alla fine degli anni novanta, sotto un governo Prodi. Ma per il resto, Berlusconi: quando ho compiuto diciott'anni, per esempio, e così i venti e i venticinque. […]
I governi di sinistra, durante la mia vita cosciente, cadevano così in fretta da non lasciare il tempo di fare esperienze significative. La vita privata restava la stessa all'inizio e alla fine delle legislature.

Paolo Di Paolo, Dove eravate tutti, Feltrinelli 2011, p. 28.

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