Scrive Rita Castellani, a proposito della manovra, che ha condotto l'Italia ad un 'parcheggio' improbabile. In doppia fila:

Nessuna delle riforme strutturali che la BCE, e la Germania sullo sfondo, chiedevano, ma che tanto rischiavano di costare in termini di consenso al Caimano e ai suoi compagni di merenda (Bossi & C.) sono state introdotte. La Germania si dovrà accontentare della promessa del pareggio contabile. E, oggi, l’Europa è più lontana.
 
Liberalizzazione dell’economia, riforma del sistema di welfare, introduzione della patrimoniale: niente di niente. Niente di tutto quello che poteva avvicinarci agli standard dei grandi paesi europei e farci sperare di agganciare la nostra alla loro ripresa.
Il maggior gettito prevedibile dal maxiemendamento che sta andando al voto al Senato deriverà per la quasi totalità dall’aumento dell’IVA: e non c’è bisogno di fare calcoli per sapere su quali fasce di reddito graverà maggiormente.
In compenso, si è sancito per legge quanto a giugno si era concordato di lasciare alla volontà delle parti relativamente alla contrattazione integrativa aziendale. Che questo porterà ad un irrigidimento delle relazioni industriali, con il rischio della polverizzazione fabbrica per fabbrica della reazione sindacale, non è difficile da prevedere: e, infatti, Confindustria è allarmata. E, alla faccia delle liberalizzazioni si è anche sancito per legge un ulteriore potenziamento di ruoli e funzioni degli ordini professionali,
come è già stato detto).
E niente sui costi veri, che sono quelli impropri, della politica: e sembra davvero una presa in giro la riduzione dei consiglieri comunali.
 
Le responsabilità dell’opposizione, nel non aver osteggiato quanto sarebbe stato necessario questa vittoria, sono evidenti: rissosa al suo interno, quando doveva mostrarsi coesa; conciliante con la maggioranza, quando doveva semplicemente ribadire la fermezza di una posizione naturalmente diversa; ambigua, sulle priorità da perseguire.
 
Mentre scrivo, non è ancora cominciata la chiama al Senato per il voto di fiducia: ma, certo, è difficile aspettarsi qualche sorpresa. Dunque, di nuovo dunque, che la vittoria politica di oggi non si trasformi in un consolidamento elettorale di questa maggioranza dipenderà dalla presa di consapevolezza dell’opposizione e dal suo, speriamo conseguente, cambio di passo. Quel cambio che l’elettorato ha chiesto e sostenuto nelle recenti elezioni amministrative e nei referendum, mostrando di credere nei segnali di rinnovamento. Purché questi segnali ci siano, forti e chiari, nella forma e nella sostanza.
 
Io, ora, vado a raccogliere un po’ di firme per i referendum contro il Porcellum.

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