Oggi non interverrò in direzione nazionale, per una serie di motivi, che espliciterò tra qualche minuto.

Per ora faccio notare che la proposta di legge elettorale del Pd, qui presentata nella forma di un ordine del giorno che delega i gruppi consiliari ad avanzare una proposta legislativa entro i prossimi dieci giorni, conferma l'impostazione del modello ungherese (qualcuno, ieri sera, a Brescia, parlava, con ironia, di modello transilvano).

Così, tra la proposta referendaria di Passigli e quella di Ceccanti, si cerca una via di mezzo, che è ovviamente un disastro.

Uninominale «prevalente» (l'aggettivo fu usato anche in occasione della celebre posizione – prevalente, appunto – del Pd sul testamento biologico) e proporzionale in abbondanza (destinato a crescere, nel confronto parlamentare).

Una sorta di turbo-Mattarellum che ha molti difetti e pochi pregi. Garantisce tutti e non garantisce nessuno.

Fa perdere senso all'uninominale, perché comunque quasi la metà dei parlamentari sarebbero eletti con il proporzionale (e con liste bloccate, pare di capire). E così il Mattarellum diventa un po' Porcellum.

Doppio turno nei collegi uninominali, turno secco (ovviamente) per il proporzionale. Così si voterebbe al secondo turno conoscendo già il risultato del primo (che condizionerebbe parecchio la campagna del ballottaggio, tra l'altro, riportando ancora una volta l'accento sul proporzionale-che-arriva-prima).

In più, c'è anche il diritto di tribuna, perché non si sa mai che qualcuno poi ci resti male.

Samuele, da Torino, commenta: manca solo l'opzione pay per view, per andare incontro ai partitini più esigenti.

Tutto, ahinoi, previsto da settimane. Anzi, da mesi.

Non è così che cambiano le cose. Così si fa fatica anche soltanto a comunicarle.

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