L'Italia era il Paese in cui tutti si indignavano. Negli ultimi giorni, è stato il Paese in cui moltissimi si sono mobilitati. Ora è venuto il momento in cui tutti quelli che vogliono cambiare le cose, si organizzino.

Paolo lancia l'appello agli Organizados, con pochi punti difficili da equivocare, che riecheggiano e rilanciano le dieci domande di una settimana fa e, questa volta, sono rivolti alla società politica nel suo complesso:

Avvio di una campagna politica nazionale, perché la campagna elettorale è iniziata già e non c'è molto tempo da perdere.

Parlamentari scelti come si scelgono i sindaci, perché se davvero il prossimo Parlamento sarà un'assemblea costituente, dobbiamo mandarci le persone migliori, nel modo più democratico e trasparente possibile.

Partiti a disposizione della società (e non il contrario), perché il movimento che scaturisce dalla società li supera e, insieme, li completa. E perché il civismo conta, è stato detto, e non può essere solo un'etichetta.

Mobilitazione dal basso, rete e legame con il territorio, perché se vento è, allora ci vuole qualcuno che lo raccolga, e faccia girare le pale (una 'l' di meno del solito, quella che distingue il Pd dal Pdl, secondo i maligni).

Da Nord a Sud, e viceversa, perché il cambiamento riguardi tutto il Paese, fuori dal Palazzo, dentro la società, e perché non c'è solo il comitato centrale. Anzi, i comitati devono essere millemila.

Tocca a voi. Anzi, tocca a noi. Tutti, però. Nessuno escluso.

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