Il candidato presidente sostenuto dal Pd – senza primarie, ovviamente – è un esponente dell'Udc che è stato vicepresidente della giunta in cui il suo avversario del Pdl era stato presidente.
La coalizione che lo sosteneva non comprendeva né Sel, né la Federazione delle Sinistre, ma Pd, Udc, Idv, una lista civica e l'Api. Il candidato di Pd e Udc ha preso al primo turno il 45,5%, mentre il candidato delle Sinistre ha preso il 9,9%.
Un terzo del Terzo polo, rappresentato da Fli, era alleato con il Pdl fin dal primo turno.
L'Udc, scegliendo l'alleanza con il centrosinistra, ha perso la metà dei propri voti, scendendo, in valori percentuali, dall'11 al 7,6%. Anche al Pd non va benissimo, se è vero che perde quasi 6000 voti rispetto al 2009, nello stesso tipo di competizione.
Il confronto tra le due tornate ci dice che il candidato del Pd del 2009 prese, al primo turno, 85675 voti, mentre quello attuale 62114. Il candidato del Pdl, che nel 2009 aveva l'Udc con sé, passa da 92382 a 61610.
Al secondo turno, al candidato del Pd e dell'Udc sono bastati 71365 per vincere, superando il 55%.
Ciò è spiegato dal fatto che la partecipazione al voto, scesa già di 16 punti percentuali al primo turno, al ballottaggio non raggiunge il 50% (49,3%).
Non so chi possa pensare di estendere a livello nazionale un simile modello. In ogni caso, consiglierei a tutti una visita nella vicina Fermo, dove ho avuto il piacere di aprire la campagna elettorale. E dove un centrosinistra modello-non-Macerata ha vinto al primo turno.
Da ultimo, si segnala che il modello sopra richiamato è esattamente l'opposto del «modello Milano», basato sulle primarie, sulla coalizione di centrosinistra più classica e sulla grande partecipazione al voto e, a dirla tutta, si allontana parecchio anche dagli altri modelli, a cominciare da Bologna e da Torino. Ma, si sa, in politica si può affermare tutto e il contrario di tutto.
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