Il Manifesto del partito dei giovaniChe abbiamo noi, quando compariamo sulle copertine dei libri. E che hanno i lettori, quando poi il libro lo leggono per davvero.

Il Manifesto sta andando bene, mi dicono. In attesa che passi la lunga fase elettorale di questa primavera, chiedo a tutti di leggerlo, affrontarlo, commentarlo, criticarlo, depredarlo.

Un ventennio è passato, da quando "tutto questo" è iniziato. Un'intera generazione, un ciclo politico interminabile, un'Italia tra Peter Pan e Dorian Gray, che non è più capace di crescere (any sense) e di maturare una proposta politica all'altezza della situazione.

L'eterna giovinezza del premier, l'eterno ritorno sotto forma di promesse da non mantenere mai (altrimenti, poi, bisogna inventarsene di nuove), la fissità di un sistema che non sembra suscettibile al cambiamento. E, invece, con la mossa degli ultimi minuti di una partita che sta sfuggendo via, dobbiamo crederci. Anche perché non abbiamo alternative. Se non quella, appunto, di costruirne una. Credibile, rigorosa e, se si può, anche un po' appassionante.

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