Il Pd e le altre forze di opposizione in Lombardia ripropongono la mozione per chiedere la revoca della nomina di Pietrogino Pezzano, di cui abbiamo parlato più volte in questa sede.

Le forze di centrodestra escono dall'aula, alla spicciolata, per non partecipare al voto.

Formigoni, che appare uno e trino su Facebook, in aula non è nemmeno mai entrato. Nessuno stupore: non c'è mai.

Anche i leghisti, fieri oppositori della criminalità organizzata (sì, ciao), lasciano l'aula. Anche il Trota, che aveva presentato la legge sull'educazione alla legalità, se ne è andato.

Del Pdl solo qualche temerario, perché gli altri, quasi tutti, se ne sono andati non appena abbiamo iniziato a discutere della mozione, lasciata per ultima, non a caso, nel programma dei lavori della lunghissima seduta di oggi.

In totale, tre o quattro consiglieri della Lega, otto consiglieri del Pdl. Due soli assessori.

L'opposizione c'è tutta. I ventidue del Partito democratico, i quattro dell'Italia dei Valori, la consigliera di Sel. Ci sono anche i tre esponenti dell'Udc (che l'altra volta erano assenti perché c'era Casini a Milano). Nessuno escluso.

Il Pdl chiede la verifica del numero legale. Per dimostrare, ovviamente, che non ci sono i numeri.

Solo che la verifica finisce a trentotto. E trentotto è il numero legale, perché ci sono cinque congedi. E la mozione passa. Passa, porca paletta. Alla faccia dell'ipocrisia regionale.

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