Matteo dice cose sacrosante sulle primarie e sulla strumentalizzazione del caso napoletano.

Ora, da qualche giorno, mi chiedo: ma se il primo ha 'barato', se c'è stato del doping, se le regole non sono state rispettate (e si parla di uno dei massimi dirigenti del Pd a livello nazionale e internazionale, perché siede al Parlamento europeo, come vicecapodelegazione del partito), perché non si esclude dalla competizione il primo e non si candida chi è arrivato (di poco) secondo?

Perché il lavoro del comitato di garanzia non è stato portato a termine? Perché non si passano in rassegna le situazioni più delicate e non si verifica attraverso l'albo (sì, l'albo) di quelli che hanno votato e si sono registrati? 

Si fa timidamente notare da più parti che Umberto Ranieri, il secondo classificato, vicinissimo al Presidente della Repubblica, come ognun sa, piace anche a quelli del Terzo polo (con il che si dimostrerebbe che le primarie non sono in alternativa alla famosa politica delle alleanze). E che potrebbe anche vincere.

Ora, se il primo non si ritira, non si capisce perché lo debba fare il secondo. Né si capisce se il rispetto delle regole interessi più a qualcuno, all'interno del centrosinistra. Né perché si debbano buttare via le primarie con l'acqua sporca (ammesso che sporca lo sia e che ci sia un modo per stabilirlo e la volontà di farlo), pensando alle migliaia di persone che a Napoli sono andate a votare perché ci credevano (e sono, nonostante tutto, la stragrande maggioranza). Né perché non si colga un aspetto decisivo: che sanzionare eventuali comportamenti scorretti costituirebbe un precedente di grande significato per tutti quelli che sono abituati a costumi politici non esattamente irreprensibili.

Un precedente molto diverso, tra l'altro, da un altro precedente che si sta per configurare: ovvero che le primarie possano essere invalidate se qualcuno si comporta scorrettamente. Perché in politica contano i risultati, ma conta anche il modo. E in certi casi e in certe situazioni, conta anche di più.

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