Bersani ha preso la parola puntuale. Ha concesso che l'intervista a Repubblica fosse molto scivolosa: l'idea di superare le primarie non è attuale e l'estensione della coalizione avverrà solo dopo che questa coalizione si inizierà finalmente a costruire.

Ha chiesto a Di Pietro e a Vendola un confronto pubblico, per stabilire insieme, in modo trasparente, che cosa fare nei prossimi mesi, assumendosi la responsabilità della leadership "da alleati" e non "da stronzi" come è accaduto finora.

Ha detto che il Pd presenterà la proposta di legge elettorale a cui sta lavorando Violante da quando era piccolo.

Ha esclamato: il nostro alleato principale sono gli astenuti e i delusi dalla politica, a cui dovremo offrire un nuovo progetto e, insieme, una nuova idea di politica, più sobria, più misurata, più efficiente e rigorosa.

Ha affermato che il Pd farà alleanze soltanto con chi rispetta la laicità dello Stato, l'istruzione pubblica e chi si impegna a dare all'Italia una legge sulle unioni civili.

Ha ribadito che il governo del Pd cancellerà il nucleare e che si darà da fare per restituire ai cittadini il controllo dell'acqua pubblica.

Ha spiegato che si passerà dalla rendita al lavoro, con una nuova strategia fiscale, che consenta l'emersione del nero e un minor carico per chi produce e, soprattutto, investe.

Ha parlato di progressivo superamento del precariato.

Ha affermato che è giusta la proposta del «metà parlamentari a metà prezzo» di cui gli hanno parlato dei compagnidem fiorentini, aggiungendo che i rappresentanti del popolo saranno scelti con primarie di collegio, di cui è finalmente pronto il regolamento (vero?).

Ha dichiarato che tutto questo sarà sottoposto a una consultazione tra gli iscritti e gli elettori del Pd, perché lo spirito delle primarie deve aleggiare sulle persone ma anche sulle cose.

Infine, ha detto così: «l'Italia di B è finita, ma noi dobbiamo dimostrare di sapere rappresentare e raccontare la nostra».

E vissero tutti democratici e contenti.

Buon Natale. Per ora è solo un sogno. Chissà.

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