Adriano Sofri dice le cose che bisogna dire, in questo momento:

Adesso aspettiamo. Restituendo ai sentimenti e ai pensieri dell'attesa il loro ordine naturale. Cominciando dalla trepidazione per una creatura cui il mondo dovrebbe essere solo promettente, e dalla simpatia per i suoi. E poi pensando al prezzo che paga un paese indotto a chiedersi di colpo, di fronte a un sequestro, uno stupro, un assassinio, una sciagura stradale, se il sequestratore, il violentatore, l'assassino, il guidatore sciagurato, sia italiano o no, e a compiacersi che lo sia o pregare che non lo sia. È una questione morale, psicologica, civile, ed è per eccellenza una questione politica. Una questione banalmente culturale, anche. Perché a distanza di un paio di generazioni dall'avvento della questione migratoria forse bisognerebbe contare di più sulla capacità di tradurre affidabilmente dall'arabo la preghiera: "Allah mi protegga" o "Allah mi perdoni".

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