Dice Giuliano Amato (ieri sul Sole) che dobbiamo chiedere scusa a Prodi perchè, da Presidente della Commissione, aveva parlato male del Patto di stabilità ora in scadenza. Ma aveva ragione lui. Come aveva ragione lui quando pose al centro dell'azione del suo secondo governo il riordino dei conti pubblici, Patto o non Patto. Perché è questo il vero non-detto della politica italiana: siccome è un argomento che i voti te li fa perdere, perché poi devi chiedere razionalità, ordine e anche sacrifici, si fa finta di niente. E siccome è responsabilità della mitica Prima Repubblica, da cui molti protagonisti del dibattito della fine della Seconda ancora provengono, ci si mette una bella benda sugli occhi (forse una bandana).

Purtroppo, invece, è così. Perchè il livello del debito pubblico in Italia è tale e talmente consolidato che non può essere scambiato neanche da lontano per il frutto di qualche manovra espansiva anti-crisi: c'era da prima, e con i governi di B è sempre aumentato. Ma chi controlla il debito? Le banche. E come si finanzia il debito? Con il risparmio dei cittadini, principalmente. E chi raccoglie e indirizza il risparmio? Le banche. E allora chi potevano essere i veri nemici di Prodi e i veri amici di B? Sembra che, molto recentemente, se ne siano accorti anche gli industriali (il lamento di Emma, struggente e tardivissimo); e perfino Giuliano Amato. Ma che seccatura, quel Draghi, che continua a chiedere regole più severe per le attività finanziarie! Dovremo chiedere scusa anche a lui?

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