Vorrei spiegare una cosa, sommessamente. Dire che si viene nel «profondo Nord» per fare un’assemblea, formulandolo proprio così come nemmeno Amundsen, è un po’ provinciale e un po’ sbagliato. Insieme. Perché accredita la tesi che il Pd debba mandare un pool di antropologi a visitare terre irredente per capire qualcosa di quello che accade nell’emisfero boreale. Come se il partito fosse in missione. Come se non avesse altro centro che Roma. Come se il Pd al Nord non ci fosse. Come se non governassimo, anche, al Nord. Come se i Nord non fossero tanti. Oggi, l’Unità, spiega che dalla Brianza muove il Pd. Busto Arsizio non è esattamente in Brianza. Così, una piccola nota dal profondo Nord, per la prossima volta: quando andremo a Napoli, che nessuno dica che saremo giunti nel «profondo Sud». Non sta bene.

Ieri anche i più aperturisti nei confronti della Lega sono andati giù molto duri. Meno male. Resta però il fatto che nelle relazioni introduttive (da iperpoliticisti, al solito) avrei parlato più di noi che degli altri. E avrei estrapolato, con maggiore forza politica, le proposte emerse dai gruppi di lavoro. Speriamo che oggi Bersani faccia così, perché se sento ancora dire che B non ha più la fiducia, che non c’è più la maggioranza, che non ci piace il berlusconismo né di destra, né di sinistra (questa poi…), metto mano alla tessera.

Per il resto, la vera questione è stata sollevata da Anna Finocchiaro, rispetto alla leadership, che è il “non detto” di tutti gli interventi. Prendersela con gli altri leader del centrosinistra, come hanno fatto quasi tutti, fa un po’ sorridere. Sia perché ci hanno spiegato che dobbiamo fare le alleanze più larghe del mondo (da Fini a Ferrero), sia perché continuare a dire che quelli che hanno carisma e consenso sono, tutto sommato, berlusconiani anche loro, dimostra una certa qual sudditanza psicologica. E politica. Anzi, proprio di leadership. E da Bustock, per ora, è tutto.

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