Vado con qualche imbarazzo alla direzione nazionale del Pd. Pare che si voglia arrivare a una ‘conta’, una brutta parola che fa segno a una pessima idea. Esattamente come era inutile apporre 75 firme di veltroniani e fioroniani sotto al documento di Veltroni e di Fioroni, così è del tutto discutibile che Bersani rifaccia i conti della sua maggioranza con aggiunta di franceschiniani assortiti. Il segretario forse vuole assaporare il gusto di un 80% tra i ‘suoi’, mentre nei sondaggi il Pd è bloccato. Piccole soddisfazioni.

Dopo un’estate di follie, con governi tecnici a ripetizione (che poi, ovviamente, non ci sono stati) e l’impressione (la certezza, quasi) che il Pd non si rendesse conto di quello che stava accadendo, tutti si attendono che Bersani indichi una via comprensibile e condivisibile. Vedremo.

Nel frattempo, si parla di un giovane (molto sperimentato) all’organizzazione. Pare, infatti, che Sergio D’Antoni, che già ‘controlla’ il Pd in Sicilia (con i risultati che sappiano), potrebbe diventare il numero 3 della ‘ditta’, come nuovo segretario organizzativo. Al posto di Nico Stumpo, quindi. E all’insegna del ricambio generazionale.

L’impressione è quella di uno spaesamento complessivo, soprattutto dei nostri elettori. E in tutta sincerità non vorrei che la riunione di oggi si limitasse a «una conta per non contare più». Tra qualche ora, ne sapremo di più.

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