Sono molto d’accordo con Anna Finocchiaro.

È inutile esercitarsi in calcoli aritmetici su ipotetiche previsioni elettorali per disegnare future alleanze di governo. I conti non tornano comunque. Così come ritengo fuori luogo consumare questi giorni nell’astratta ricerca della leadership da contrapporre a Berlusconi: il nostro statuto ha già risolto il problema. Al Partito democratico, secondo partito del Paese e più grande forza di opposizione, tocca affrontare questo passaggio con una più alta responsabilità.
Non vinceremo le elezioni se, prima, non saremo capaci di creare nel paese un blocco di soggetti sociali che, insieme ai partiti politici, costruiscano una prospettiva di governo su problemi e soluzioni. E se questo sforzo non sarà generoso, non si ricostituirà quel giacimento di fiducia che oggi appare esaurito e che è l’unica forza vera che può risollevare il paese. Credo che sia questo il senso in cui bisogna intendere il richiamo di Bersani al Nuovo Ulivo.
Non una formula, per molti oscura e non significante. Uno sforzo, grande. Un’alleanza con l’Italia. A partire da un programma sul quale si costruiranno le alleanze. Non, come altre volte è avvenuto, il contrario.

Le stesse cose, da fuori dal Palazzo, le sostengo da tempo. Non solo ‘contro’ B, ma ‘oltre’. Non alleanze generiche, ma un percorso dal basso verso l’alto. E verso il futuro. Non le alchimie, ma le parole, gli argomenti e gli strumenti per tornare in relazione con il Paese. A volte le generazioni concordano.

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