Voi lo sapete, amici, ed io lo so.
Anche i versi somigliano alle bolle
di sapone; una sale e un’altra no.


Ringrazio Simona per Saba e tutti per gli auguri che mi stanno arrivando da ogni confine. José non attraversa un bel momento, Barack è fico, as usual, ma un po’ in difficoltà. E, quanto a noi, siamo radicati nel mezzo del cammino (questa era facile) e la selva è abbastanza oscura (la risposta italiana alla marea nera del Golfo).

Nella selva, però, spiegava qualcuno, bisogna tirar dritto: se poi la ‘pista’ è quella sbagliata, lo si vedrà alla fine. Il viaggiatore, in ogni caso, deve essere leggero. E vagante. E anche il pensiero. E se non fosse che sto ‘lavorando’ anche oggi e Formigoni imperversa, e l’acqua pubblica va difesa quando fa più caldo, e Caliendo è un gerundio di grande effetto, e tra Monti e Tremonti il Pd si avvicina a un crudele tramonto, potrei anche dire che lo sono anch’io, leggero e vagante. E poetico, anche se è un aggettivo che desta sospetti tra le file degli immarcescibili burocrati.
Non vi dirò di cose personali, perché non sopporto più il «ciò che è privato e politico» in chiave gossip. Mi e vi basti sapere che ci sono cose da ricordare, da rimpiangere, di cui rimproverarsi, di cui soffrire. E tante altre da sperare, perché la vita incomincia a quarant’anni, soprattutto se sei nel Pd.
E poi ci sono le cose da fare: un romanzo che dovrei pubblicare, un saggio che dovrei precisare, un umanista che dovrei ripubblicare. E c’è Marsala raggiungere. E un mondo di cose, là fuori, da capire e da cambiare. Insomma, da vivere.
La felicità è reale solo se è condivisa: così è anche per gli auguri. Auguri a tutti, ai due grandi, che ne hanno bisogno, e a tutti i 25 e-lettori di questo blog, a cui mi sono reso conto di voler bene. Gli anonimi? Diciamo che li stimo.

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