Dire che B è finito. Ve l'avevo detto e ve lo ripeto (al di là dei buoni consigli di qualcuno). Ogni volta che gliel'abbiamo 'gufata', ce lo siamo tenuti per un altro quinquennio: come se si trattasse di uno strano personaggio mitologico, che si rafforza con gli strali e gli accidenti che gli mandi. Ogni volta che confidi in un suo calo nei sondaggi, ti accorgi che stai calando anche tu: e la tua 'colonnina' dell'istogramma si fa di sale. Ogni volta che gli dai una scadenza, trova il modo di riprendere la corsa, ancor più veloce che pria. Certo, è legittimo (di più, doveroso) osservare che non ha mantenuto una promessa che sia una, che tutte le cose che ci ha raccontato non si sono realizzate, che la crisi non c'era e invece sì, che la maggioranza sembra in preda al ballo di San Vito. Ma non appassioniamoci troppo ai vaticini, che poi ci si rivoltano contro. A furia di parlare di elezioni anticipate, gli allunghiamo la vita (eterna?), con la sensazione che a votare non si andrà nemmeno più… E non dimentichiamoci che l'avremmo dovuto sbaragliare nel 2006 e, poi, invece, in due anni, gli abbiamo restituito tutto. Ed è tornato, forte come non era mai stato.

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