Altre posizioni si fanno delicate, qui da noi. Dell’ultima in ordine cronologico parla Nicola Biondo per l’Unità:

È stato eletto con una messe di voti, oltre 16mila, in provincia di Como, quota Pdl, area La Russa nelle ultime elezioni regionali di fine marzo. Ma la sua elezione è illegittima. Il protagonista è Giorgio Pozzi, un pezzo da novanta della destra nel consiglio regionale lombardo, appena nominato presidente della Commissione Territorio. E il fatto che non poteva essere eletto lo dice la legge. Pozzi infatti è stato presidente del CDA di Nord Energia, azienda che ha tra gli azionisti di riferimento la regione Lombardia. La legge 154/81 che regola l’eleggibilità dichiara all’articolo 2 che «gli amministratori di un azienda dipendente dalla regione, provincia o comune sono inellegibili». E la Nord Energia è di proprietà per il 60% della FNM Spa che a sua volta ha come principale azionista proprio la regione guidata da Roberto Formigoni. Pozzi – secondo la legge – avrebbe dovuto dimettersi dalla sua azienda “non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature». E qui casca l’asino. Perché le sue dimissioni dalla presidenza di Nord Energia sono arrivate in data quindici marzo, diciassette giorni dopo la presentazione delle liste avvenuta il 27 febbraio 2010. Pozzi quindi non poteva essere eletto perché non aveva i requisiti di legge. E che la vicenda non sia cosa da poco lo definisce bene una sentenza della Cassazione dell’ottobre 2006 secondo cui in casi come quello di Pozzi l’ineleggibilità tutela «la libera determinazione dell’elettore e la par condicio tra i candidati». Sul caso Pozzi ha le idee chiare Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd: «Dopo il caso Ponzoni, l’ex assessore indagato per corruzione, un’altra storia che la maggioranza in Regione dovrebbe affrettarsi a chiarire, fin dalle prime riunioni della Giunta per le elezioni. In attesa che si chiarisca la posizione del presidente stesso, in relazione al caso delle firme e del suo terzo mandato con l’elezione diretta».

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