Eccolo, il post da Times Square. E siamo a sette.

«Ma tu che sei a New York che cosa dici?». Il NYT riporta alcune testimonianze, tra lo spaventato, lo scocciato e, addirittura, l'intrigato. La vita della città, in realtà, non pare essersi fermata.

Sulle prime, la scena del delitto aveva dell'incredibile per chi come noi si trovava lì per caso, prima che arrivassero le stesse troupe televisive. Se la bomba fosse esplosa, e non ci voglio nemmeno pensare, saremmo arrivati comunque tardi, perché trattenuti dalla discussione in una strana lingua con un venditore ambulante di hot dog, che ha preteso un dollaro in più, qualche strada più in là, e l'ha avuto, anche se avevamo ragione noi. Gli ambulanti sono gli eroi della giornata, perché, com'è noto, è stato un altro ambulante, veterano del Vietnam, a denunciare il veicolo sospetto.

Progressivamente recintati fino al limite nord della piazza, i turisti pensavano in prevalenza che si trattasse di un film. Qualcuno si concedeva pure le solite battute, per la serie: «sta arrivando Obama». Che ridere. Solo in tarda serata si è appreso che il Suv era davvero stato lasciato laggiù da un possibile terrorista e che l'ordigno, benché appaia parecchio rudimentale dalle prime ricostruzioni, poteva causare morte e devastazione, in una delle zone più frequentate del pianeta (era il tardo pomeriggio di un sabato già estivo). Dietro le transenne, si accalcavano i turisti e gli spettatori (mancati) dei numerosi teatri di Broadway, che si sono accontentati di uno spettacolo più crudo e, purtroppo, del tutto realistico, anche se sembrava di trovarsi sul set di un poliziesco. Bloomberg ha dichiarato che la città è stata fortunata e ha assicurato che la polizia indaga: del resto, a qualche ora dall'attentato scampato, si sono mossi anche i federali, lasciati in un primo tempo da parte dal NYPD.

Nel frattempo, passare da un Ground Zero fa ancora impressione. Il cantiere è aperto, la città è ferita e lo sarà a lungo. Intorno, la paura per il 9/11 è stata recentemente sostituita da quella per la crisi e per gli scandali finanziari. Ogni due minuti c'è un americano ti fa una battuta su Goldman Sachs, all'insegna di un rito apotropaico, per tenere lontano i cattivi pensieri e gli spettri della globalizzazione. Che ovviamente abitano qui (e dove, sennò?) perché è qui che passa la storia del mondo, di questi tempi.

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