em>Il Fatto mi intervista e spara il titolo, «Ci vogliono tre Vendola». Poi aggiunge i nomi. E il terzo sarei io, detto da me, tra l'altro. Siccome non sono matto, vorrei precisare: parto da Ruffolo e dal suo Paese «troppo lungo», le tre Italie diverse che ci sono e che sono confermate dal risultato elettorale nel modo più plastico possibile. La mia idea è che ci debbano essere più leadership che crescano insieme. Che quella di Vendola, nel Mezzogiorno, sia una luce potente. Che ci siano altre figure, a cominciare da Renzi (e dallo stesso Zingaretti), che possono crescere. E qui, al Nord, c'è da costruire figure di riferimento, senza cercare di ucciderle nella culla, come puntualmente avviene. Non credo di essere io, né credo sia necessario che sia io, a rappresentare questo riferimento. L'importante è lavorare in questa direzione. E trovare un tema, tre temi, non di più, su cui costruire quella proposta politica che deve essere forte e chiara. La Lega fa così. B pure. E noi? E, certo, il punto è anche generazionale, perché c'è un'intera generazione da rappresentare. Perché non iniziare dal lavoro e dalla rappresentanza sociale e politica di chi non ce l'ha (i precari, do you remember?). Per dire.
P.S.: pluralismo vuol dire valorizzare i profili e le differenze, non continuare a litigare. Riconoscere il merito, conoscere geografia e demografia, prima di tutto.

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