Un incredibile articolo di Affaritaliani sostiene che non mi sarei candidato alla corsa al Pirellone:
Tanto che si inizia a vociferare di un voto disgiunto, domenica e lunedì, tra candidati consiglieri e candidato presidente. Un segnale forte. Così come è un segnale forte, quasi palpabile, il disappunto nei confronti di Giuseppe Civati. Il consigliere di Monza, già volto nuovo e grande supporter della mozione Marino, non si è infatti candidato alla corsa per il Pirellone. E questo ha creato non poco malumore.
Non so chi provi disappunto, né perché non mi sarei candidato (visto che sono candidato); né chi volesse mandarmi al Pirellone (nel senso della presidenza) e non lo abbia detto allora, ma provi oggi «malumore»; né chi consigli il voto disgiunto (almeno quello, però, Affari non lo attribuisce a me, per dire il vero, anche perché non è vero). Spero che vogliano chiarire il senso di queste affermazioni, perché già la campagna elettorale è difficile, se poi ci si mette il 'fantasioso' disappunto di alcuni… Alle Regionali si vota così: si fa una croce sul simbolo del Pd e si scrive una preferenza. Il voto vale anche per il candidato presidente. Spero sia chiaro a tutti. Anche ai giornalistitaliani. E se qualcuno voleva eleggermi addirittura come presidente, oggi ha l'occasione di votarmi come consigliere (su questo, tra l'altro, ho un gustoso aneddoto, che rivelerò, per carità di patria, dopo il 29 marzo). Grazie.
P.S.: se qualcuno vuole che mi candidi sindaco a Milano (o da qualche altra parte, un seggio all'Onu o la presidenza del Consiglio), questa volta, è pregato di dirlo (il pezzo è dedicato a questo nuovo tema) e non di rimanerci male dopo. Anche perché, a proposito di presidenza della Regione, mi ero detto disponibile, a patto che il partito mi sostenesse. Il Pd non ha fatto le primarie (come avevamo chiesto di fare) e ha scelto Penati attraverso un voto della direzione. Pochissime voci si sono dette contrarie. Grazie ancora.
P.S./2: che fatica fare il candidato e anche il cronista.

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