Il fondo del Corriere di oggi, a firma di Angelo Panebianco, presenta un’analisi di una banalità disarmante del problema della cosiddetta clandestinità (un’analisi «sciatta e del tutto ideologica», secondo la quale, tra l’altro, i ‘rivoltosi’ sarebbero stati tutti irregolari, cosa palesemente falsa), ma riprende una battuta – riportata sullo stesso giornale, ieri, da Giovanni Santucci – che è molto utile per capire quale sia la strada da prendere: «A distruggere le vetrine c’erano troppe facce che vedo in giro a non far niente». E lo dicevano gli immigrati residenti. Ecco, mi chiedo, non è il caso di coinvolgere questi ultimi in una nuova ‘alleanza’, contro chi delinque e chi distrugge le cose e la comunità, italiani o stranieri che siano? «Anche gli immigrati che lavorano hanno la loro pesante dose di disagi», ammette Panebianco. Peccato che non sappia che tra gli immigrati che lavorano dovrebbe annoverare la maggioranza dei «clandestini», che intende «combattere», che sono semplicemente lavoratori in nero o in attesa di regolarizzazione. Per ora, però, limitiamoci a registrare che ci può essere quel dialogo tra italiani e stranieri che in via Padova è finora mancato, almeno a livello politico e istituzionale. Su Repubblica, nelle pagine milanesi, Ivan Berni scrive: «C’è un discorso scomodo e cruciale, che la cattiva politica ha escluso a priori e che soltanto qualche volenteroso ha sollevato, spesso ricavandone compatimento: quello della rappresentanza democratica degli immigrati. […] La mancanza di una voce democratica ed elettiva da parte delle comunità – e della relativa responsabilizzazione degli eletti – si paga, infatti, con la tribalizzazione, con l’estremizzazione identitaria, con una chiusura verso gli altri che può tracimare in violenza. E l’assenza di un interlocutore riconosciuto delle comunità significa, per gli ‘autoctoni’ milanesi, l’impossibilità di un rapporto costruttivo, di cittadinanza matura. […] Chi crede che una tale quantità di persone possa rimanere, in eterno, senza rappresentanza e senza voce non solo è illusorio. È anche pericoloso, per la città e il suo futuro. E pateticamente razzista».

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti