Ora del caso De Alessandri discutono tutti. Carlo Monguzzi, in aula, parla di tautologia, rispetto al titolo: Comunione e Liberazione. Assalto al potere in Lombardia (il testo lo trovate qui). I presentatori dell’interpellanza – tra cui il vostro affezionatissimo – chiedono la revoca della sospensione e le scuse dell’amministrazione regionale. L’assessore Rossoni risponde che la sospensione di De Alessandri non è stata una valutazione degli organi politici, perché non compete loro, ma degli «uffici competenti». Non si tratta di CL, dice Rossoni, ma perché i giudizi di De Alessandri coinvolgono l’amministrazione regionale. La censura riguarda «la diffusione attraverso la rete di informazioni» che determinano «discredito» nei confronti della Regione (il dipendente è tenuto a «obblighi di correttezza» e a «vincoli di subordinazione»). Monguzzi replica chiedendo all’assessore: De Alessandri afferma cose false? Può un dirigente regionale «disprezzare» CL? Perché, sostiene Monguzzi, «tutto il gruppo della Lega Nord andrebbe passato per le armi». «Siccome CL coincide con la Regione, siete voi a confondervi», conclude Monguzzi, «non De Alessandri».

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