Le parole di oggi, alla Convenzione nazionale del Pd, dalla terza fila, un po’ defilato, all’estrema sinistra, due posti dietro a Gianni Cuperlo, per ascoltare bene. Anna Finocchiaro parla di presentazione delle tre «piattaforme» (in questi tre mesi non è stato individuato termine più contemporaneo e vicino all’uso comune). Prodi dice: «vorrei essere con voi», ma manda una lettera (peccato). Veltroni ha già scritto un romanzo e poi stasera è da Fazio, per cui manda una sorta di telegramma. Bersani parla di «amicizia» e «unità» e si lamenta di quelli che «picconano la ditta» (altra parola curiosa, quanto al «picconare», i suoi ricominceranno, ma solo nel pomeriggio). Bersani riprende Prodi: bisogna «risvegliare l’Italia». Parla di una interessante idea di riforma del Fisco, più vicino a quel mondo della piccola impresa che proprio sul fisco ci ha voltato le spalle anni fa (chissà che cosa ne pensa Visco). Parla di ambiente e di efficienza energetica, ma non di nucleare. Parla di occupazione e diritti dei lavoratori (bene, come al solito). Parla del partito della scuola e della sanità, forse influenzato dalla presenza di Marino, che non aveva ancora avuto modo di incontrare nel corso di questa campagna congressuale (il confronto si farà, su YouDem, wow!). Parla di civismo, Bersani, ed è convincente. Parla di una necessaria politica nazionale per le politiche locali, e parla molto bene di territorio (l’unica parola del politichese che mi sento di salvare). Parla di «quadro ampio» per le alleanze. Dice che non vuole tornare indietro, ma vuole recuperare il senso della tradizione. Rinnovamento vero, non di simboli (anti-serracchianismo latente…). Bersani rivela anche il «senso» che vuole dare «a questa storia»: stare dalla parte dei deboli e dei subordinati. Bella spiegazione.

Franceschini dice che siamo già un partito. Un partito maturo, che non deve dividersi tra i due candidati (peccato che siano tre, deve avere letto Repubblica e si è confuso). Parla di «sostegno leale» dopo il 25 ottobre. Dice che se vince lui, Bersani fa il responsabile economico. Solo che lo fa già, e da una vita, anche se nessuno, in questi tre mesi, lo ha ricordato (incredibile ma vero). Fa proposte e dice: togliere le tasse alle nuove imprese della green economy per tre anni. Grande piano di manutenzione degli edifici pubblici (così magari, la prossima volta ci riuniamo in centro). Se la prende con B e ha ragione. E fa un pezzo efficace sull’antiberlusconismo. Se la prende con gli assenti in aula: chissà chi fa il segretario di un partito così, verrebbe da chiedersi. Ah, già, Franceschini. Dice di essere contro la «vocazione minoritaria» (deve averla sentita da un esponente della mozione Marino, questa) e parla di un’alleanza fatta in un certo modo. Dice che si appella agli elettori di Sinistra e Libertà e ai Socialisti, perché vorrebbe vederli nel Pd (anche questa, già sentita, in terza fila). Dice che difende le primarie, che sono gli iscritti «i primi a volersi aprire agli elettori» e che i modi di fare politica nella nostra società si sono «moltiplicati» (terza volta che in terza fila viene in mente la terza mozione). «Non toglierò mai al popolo delle primarie la scelta del segretario», dice, pensando a qualche dichiarazione dei giorni scorsi, da Penati e D’Alema (quest’ultimo, lo chiama in causa esplicitamente). Appello alla laicità. Fosse per lui, dice, la legge sul testamento biologico sarebbe stata d’avanguardia. Forse lo dice perché sta per parlare Marino, di cui deve avere avuto in anteprima una copia dell’intervento.

Marino è l’unico che non ha la cravatta (rossa). Parla dei progetti che ha per il Paese e di una idea della politica un po’ diversa. Parla di Pd ma, soprattutto, del Paese. Di un Paese che investa in ricerca e prenda sul serio la scuola. Di un Paese nuovo, in cui i protagonisti siano anche i giovani. Cita Martini e Che Guevara, parla di deboli, della necessità di sapersi indignare, di non sprecare il tempo (e qui arriva la citazione di JFK). Parla di priorità, Marino: «Io vi dico le mie tre priorità, per titoli, che riprenderò nella campagna nelle prossime due settimane: il sapere, attraverso la scuola e la formazione; l’economia verde, come obiettivo e come motore dello sviluppo; i diritti civili». Alieno dalle correnti, si rivolge al mare aperto e invita a muovere le acque e a navigare. Attraverso il confronto, verso l’unità (quella vera, però). Attraverso la partecipazione, verso un partito nuovo. Il resto lo trovate qui.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti