Una mia amica mi ha telefonato oggi ricordandomi di sorridere. Perché il Pd non sorride mai, perché qui tra buoni e cattivi si sta perdendo il lume della ragione. E la serenità, soprattutto. Vorrei che fosse tutto più semplice (come credo vorreste tutti voi), solo che la mission impossible che stiamo tentando è difficile da spiegare in un sistema politico come il nostro. Perché stiamo cercando di cambiare le cose, almeno il pezzetto di cose che ci riguarda da vicino, e stiamo cercando di cambiare le parole. E lo stile. E gli atteggiamenti. E, in molti casi, ci prendono per matti. Anche per questo abbiamo scelto di non raccogliere le provocazioni, di non rispondere alle polemiche, di costruire passo dopo passo il nostro progetto, senza condizionamenti se non quelli che ci derivano dal cercare di fare la cosa più giusta. Per il Pd ancor prima e ancor più che per la nostra terza ‘via’. Facendo sentire protagonisti gli iscritti e gli elettori, in ogni momento del nostro percorso. Stiamo cercando di allargare la nostra visuale a chi non è mai stato considerato dal Pd che abbiamo conosciuto finora, sia dentro, sia fuori. Arrivando fino ad apprezzare nei concorrenti le cose giuste che sostengono e propongono: le idee e le soluzioni che mettono a disposizione del partito e del Paese, perché per noi i due momenti non sono separati. Come non lo sono il passaggio più strettamente congressuale e quello delle primarie aperte ai nostri elettori. E, alla fine di queste giornate, a me è venuto in mente un video a cui sono molto affezionato, in cui si dice che si fa così.

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