Vi ricordate la storia della Cascinazza che tanto mi (e ci) aveva appassionato negli ultimi anni? Oggi ne parla il Corriere nelle pagine milanesi, ma ieri ne aveva già parlato il Giorno (l’articolo lo trovate qui). Per anni ci avevano detto che se non avessimo dato la possibilità a Berlusconi (per esteso, perché si tratta di Paolo) di costruire, il Comune avrebbe dovuto pagare danni miliardari (in lire, perché questa storia inizia tanti anni fa). Invece, come sostenevamo, è successo il contrario. Osservate e leggete con me:
Lo scorso 19 marzo il Tribunale monzese si è espresso e ha condannato Istedin a liquidare il Comune con 2.500 euro per diritti e 300.000 euro per onorari. Dopo una telenovela che ha caratterizzato la storia urbanistica della città per oltre 40 anni, Monza inizia a gustarsi una vendetta, incassando vittorie davanti ai giudici e soldi di risarcimento. E proprio con un certo gusto Alfredo Viganò, ex assessore all’Urbanistica e tra i principali oppositori alle pretese edificatorie sulla Cascinazza, ha comunicato lunedì sera in Consiglio comunale l’ultimo risultato ottenuto in Tribunale. «È una sentenza esemplare – commenta -. Chi ha chiesto danni esorbitanti per pretese infondate, non solo viene bloccato ma anche condannato a pagare. E dovrebbe anche fermare certe idee sulla Cascinazza».
«Fermare certe idee», dice Viganò. Pare che la giunta Mariani e in particolare l’assessore Paolo Romani (che siede nel governo B, ma ha voluto mantenere l’incarico di assessore all’urbanistica del Comune di Monza, chissà come mai) abbiano individuato l’area della Cascinazza (passata, nel frattempo, di proprietà) come sede ideale per le nuove strutture dell’Asl, della Croce Rossa e dell’asilo notturno. Proprio così. Edificandoci un po’ intorno, come sempre hanno provato a fare. Anche con il ricatto del risarcimento a favore del privato che, però, si è dimostrato essere un risarcimento a favore del Comune. E dei monzesi.

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