Mentre D’Alema “era glaciale” alla trasmissione di Daria Bignardi, cinquanta democratici quasi anonimi si ritrovavano a Piombino. Nonostante il tempo pessimo e qualche rovescio (non solo elettorale), il clima era ottimo, disteso, propositivo. Venerdì ci siamo presentati gli uni con gli altri, sabato abbiamo discusso tutto il giorno, oggi abbiamo tirato le somme di un lavoro che è solo all’inizio, alla ricerca di un Pd che finalmente ci sia, perché per ora c’è stato poco e si è perso parecchio per strada. Più domande che risposte, più appunti che conclusioni: il percorso è molto lungo e complicato e non abbiamo la presunzione di avere tutte le soluzioni in tasca. Sappiamo, però, di avere un punto di vista molto diverso da altri non solo e non tanto sul partito, ma soprattutto sulla politica e sulle sue modalità di relazione con i cittadini. Sulle questioni della contemporaneità e sulla battaglia culturale da aprire contro il berlusconismo imperante. Sulla necessità di rompere lo schema e di cambiare registro, quello stesso registro frequentato da anni (per me, da sempre) dai soliti protagonisti. Non ricambio generazionale, dunque, ma ricambio politico e massima apertura al confronto e alla discussione. Senza correnti, senza pregiudizi: a Piombino erano invitati i contestatori e i protestatari, ma anche i membri della segreteria nazionale. E sembrava quasi di stare in quel Pd che ci hanno raccontato e che poi non abbiamo quasi mai visto tradotto in pratica. Sono stati giorni intensi, e un post non è sufficiente per darne una descrizione fedele e per documentare il lavoro che è stato fatto. Per ora vi basti sapere che, per un attimo, abbiamo pensato che il periodo della lunga glaciazione stesse per concludersi. E che qualcosa di nuovo, di più caldo e solare, si affacci all’orizzonte. (segue)

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