Stasera saremo a Roma, per parlare de L’amore ai tempi di Facebook: appuntamento alle ore 18, presso i locali della Feltrinelli di piazza Colonna. Q. però non è d’accordo e mi scrive così:
Trovo che finché l’argomento Facebook (che secondo me è un luogo di mero cazzeggio) rientra nella rubrica “futilismi”, si trova perfettamente al suo posto. Ma farci un libro, e perdere tempo per promuoverlo, mi pare eccessivo. Mi rendo conto di essere un po’ talebano su questi temi, ma già trovo di una futilità estrema che politici nazionali si mettano a scrivere libri nel pieno della loro attività politica (mi riferisco, per rimanere ‘in casa’, ai romanzi di Franceschini o al ‘Per passione’ di Fassino, per esempio), quando il pochissimo tempo libero che hanno dovrebbero utilizzarlo per leggerli (per arricchire le loro argomentazione e per uscire dal loro lessico stereotipato). Oltretutto, la letteratura su internet si spreca su concetti di una ovvietà disarmante, evidenti anche a un bambino, figuriamoci cosa può succedere su un argomento sub-letterario come il Facebook sub-internettiano.
Per prima cosa, non sono un politico nazionale (forse lo è Mattia, devo chiederglielo). In secondo luogo, si tratta di un’indagine sulle modalità con cui cambiano le relazioni e le modalità di comunicazione, a partire dal web, e non solo (l’amore essendo inteso in senso molto lato, come vuole il Ficino con cui il libro si apre). E’ curioso dover registrare questa critica: se chi fa politica si dedica anche a qualcosa di molto popolare e diffuso (tipo 8 milioni di utenti in Italia), è visto con sospetto, come se uscisse dal suo ‘campo’, che è invece limitato ai famosi 25 lettori (volevo dire: elettori). Davvero non capisco. Forse è il caso di regalare una copia del libro a Q. e discuterne de visu. Come stiamo cercando di fare con i tanti lettori che si sono detti interessati.

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